Ricordo di Gino Tarroni
Alla memoria di Gino Tarroni
19 dicembre 1986
Si è spento il Sole
e noi su questa Terra,
soli,
senza la tua luce.
Ciao Gino!
A presto!
Ancora con grande nostalgia per l’Amico scomparso, gli abbiamo dedicato questi due volumi del manuale.
Riviviamo i ricordi di quei pochi anni, di fugaci ma frequenti contatti, per la riorganizzazione dell’allora Sezione Sole UAI. Per questa riorganizzazione lui profuse un grande impegno, diventando poi, insieme a Davide Dal Prato, responsabile della sezione stessa.
Alla Sua Famiglia doniamo la prima copia del manuale
Ricordo di Gino
Martedi 16 dicembre 1986, Gino Tarroni sta rientrando a casa sulla sua vespa dopo aver partecipato ad una riunione presso il Consiglio di Circoscrizione di Sestri Ponente di cui era membro. È tardi, forse Gino se ne avvede e, per arrivare prima, decide d’imboccare una strada secondaria che aveva già percorso tante volte. Ma non poteva sapere che quella sera l’illuminazione èra del tutto assente. È questione di un attimo: Gino riesce ad accorgersi del rimorchio in sosta sulla carreggiata ma non fa in tempo ad evitarlo.
L’urto è violentissimo.
Tre giorni dopo, il mattino del 19, Gino ci lascia per sempre.
Ed ora ci ritroviamo davanti a questo foglio bianco, a dover parlare di lui come dell’amico che non è più. Ma per quanto si cerchi di riflettere, non si sa cosa scrivere. La mente è ancora confusa e si rifiuta di ripercorrere le vicende di una vita che era appena ai suoi inizi.
Tutto appare così assurdo per essere reale e vorresti poterti svegliare da quello che, purtroppo, non è soltanto un brutto sogno. Una strana sensazione di vuoto ci pervade lentamente, ma le parole non riescono ad esprimere ciò che si prova.
Sono i ricordi a guidare i pensieri e, all’improvviso, pare di rivivere ogni momento trascorso insieme a lui; tornano alla mente cose che da tempo non si pensava e, forse per la prima volta, capiamo quanto Gino fosse importante per noi.
Per questo non vogliamo soltanto commemorare uno dei sicuri protagonisti dell’astrofilia italiana, perchè sarebbe ingiusto e riduttivo nei confronti dell’uomo, ma desideriamo piuttosto ricordare semplicemente l’amico buono e sincero che, come noi, amava le stelle.
Nato a Genova il 12 luglio 1958, Gino si appassionò di astronomia fin da ragazzo. Iniziò per questo a frequentare la Sezione Astrofili dell’Università Popolare Sestrese, a cui rimase sempre legato da un profondo affetto e stringendo le prime amicizie.
In quest’ambito ricoprì i suoi primi incarichi di responsabilità dando prova di quella grande volontà e dell’estro organizzativo che caratterizzeranno i suoi futuri impegni.
Il suo principale interesse fu, fin dall’adolescenza, il Sole (una delle esperienze più significative fu l’osservazione del transito di Mercurio sul disco solare avvenuto nel 1973), ma egli non trascurò
altri settori.
Basti ricordare a questo proposito l’entusiasmo con il quale seguì i passaggi delle comete Austin, IRAS-Araki -Alcock e Halley e animò, con la sua partecipazione, i primi campi estivi italiani organizzati dal gruppo Astrofili Savonesi al Cuga di Goria (CN).
Non dimenticò mai, e fu sempre un suo punto d’onore, che la sua passione gli veniva dal cuore avendo imparato assai presto quanto fosse importante saper conciliare l’aspetto puramente scientifico dell’astronomia con quello semplicemente estetico.
Il passare una notte sotto le stelle al solo scopo di goderne lo spettacolo, oppure il sedersi attorno ad un tavolo per definire un nuovo programma di ricerca, od ancora organizzare un congresso, non erano per lui cose distinte, più o meno importanti, ma diverse espressioni del suo essere astrofilo
Nel 1976 Gino ebbe l’opportunità di conoscere l’Unione Astrofili Italiani in occasione dell’annuale Congresso Nazionale tenutosi ad Ancona. E' stato un incontro che lo legò, per gli anni a venire, sviluppando ulteriormente il suo impegno nel mondo dell’astronomia.
Dapprima responsabile della Sezione Sole, di cui curò la riorganizzazione insieme a Davide Dal Prato, ed in seguito anche in qualità di segretario dell’UAI (che proprio nel settembre 1986 gli fu riconfermato il mandato per la terza volta consecutiva), egli operò sempre affinché l’UAI divenisse realmente il punto di riferimento per l’astronomia non professionale italiana.
L’impegno da lui profuso a tale scopo non gli fece però dimenticare l’attività scientifica, i congressi della Sezione sole, i rapporti osservativi annuali, e i progetti di collaborazione a livello europeo che stava definendo. Questi sono alcuni esempi di un interesse che seppe mantenere sempre vivo nonostante i gravosi obblighi derivanti dalla carica di segretario.
Nell’ambito del suo lavoro di ricerca ebbe anche il modo di conoscere diversi esponenti del mondo professionale con i quali strinse rapporti di amicizia e di collaborazione. Questi legami, che furono per lui soprattutto occasione di notevole arricchimento culturale e personale, lo indussero ad entrare nella Società Astronomica Italiana.
Ma l’astronomia non costituì il suo unico interesse, fu piuttosto l’espressione più sentita del profondo amore per la natura che lo accompagnò per tutta la vita. Amore che manifestò per la speleologia e per la montagna a cui dedicò ognuno dei momenti liberi concessigli dal lavoro e dall’astronomia.
Soprattutto la montagna, della quale parlava sempre con sincero trasporto, vedeva in lei l’amica e la rivale alla quale non bisognava chiedere più di quanto fosse disposta a concedere. Aveva imparato quanto fosse pericoloso osare troppo, il suo era rispetto e non timore per ciò che considerava l’espressione stessa della forza della natura.
Quella natura per la cui difesa cercò di impegnarsi anche dal punto di vista politico entrando a far parte del Consiglio di Circoscrizione della “sua“ Sestri. In questa sede si impegnò con la consueta passione contro il dissesto territoriale dei dintorni di Genova, cercando di conciliare le esigenze di
sviluppo della città con quelle della salvaguardia ambientale.
Un discorso difficile il suo, ma tipico dell’uomo sempre pronto ad assumersi le proprie responsabilità e che faceva della coerenza e della serietà uno stile di vita. Non si trattava di scelte operate casualmente.
L’affetto per la famiglia, la professionalità sul lavoro e l’importanza che attribuiva alle amicizie, sono alcuni dei momenti di un’esistenza condotta nel rispetto di quei valori cristiani di onestà e generosità nei quali credeva profondamente e che cercava di rendere concreti.
A volte la sua visione delle cose poteva essere ingenua ed utopistica, ma in realtà essa rifletteva il radicato senso di giustizia che animava la sua coscienza e, non bisogna dimenticare, che per lui non vi era niente di più importante che il rimanere sempre fedeli a se stessi.
Gino in questo fu aiutato dalla Fede che divenne sua vera guida e compagna di vita, in essa vedeva non tanto un rifugio, ma piuttosto la serena accettazione della volontà divina e trovava quella pace che altrimenti gli era negata.
La rassegnazione cristiana ed il silenzio furono per lui più un confronto attivo che l’uso di tante parole, molto spesso inutili, a riprova della sua semplicità che guardava al futuro sempre con molta fiducia. Ed è con questo spirito che anche noi dobbiamo accettare la realtà, superando il momentaneo sconforto ed aprendoci alla speranza.
Il pensiero corre inevitabilmente a Marina, la ragazza con cui Gino era sposato da soli 14 mesi, che noi abbiamo conosciuto ed imparato a stimare, ai genitori, alle sorelle. Vorremmo manifestare a loro il nostro affetto, dire quanto siamo loro vicini in un momento in cui la vita li sta provando così duramente, ma non riusciamo a trovare le parole adatte.
Allora promettiamo semplicemente che continueremo a portare avanti ciò che Gino ha iniziato, perchè crediamo che questo sia il modo migliore di onorare l’amico il cui ricordo, ne siamo certi, rimarrà sempre vivo nel cuore di tutti coloro che hanno avuto la grande fortuna di conoscerlo.
Marco Aluigi e Gianluca Nigro
Sono un fortunato. Ho avuto modo di conoscerlo, scambiandoci molte esperienze, spero che a lui quest’opera piaccia. C’è molto del suo in questo libro.
Francesco Decorso